Riqualificazione dell’uliveto
LE ORIGINI
La storia di questo uliveto inizia intorno al 1800 e si intreccia a quella della ex Distilleria Cassano, che da essere una delle attività più attive del nostro territorio, arrivando a d esportare anche all’estero, passò, progressivamente e con alterne vicende, allo stato di abbandono fino agli anni ’90. Sorte simile toccò anche all’uliveto, che probabilmente nei momenti di massimo splendore poteva contare su circa 300 ulivi della varietà Cima di Mola in produzione.
Questo progetto ha avuto come finalità la riqualificazione, dopo decenni di abbandono, dell’uliveto della ex Distilleria Cassano per darne nuovamente un ruolo di primo piano e riportandolo all’antico splendore.
GLI INTERVENTI
La creazione di un nuovo campo di conservazione del germoplasma olivicolo pugliese è estremamente importante per la collettività e per gli agricoltori pugliesi in quanto verrà assicurata la presenza di germoplasma per le future generazioni interrompendo l’erosione genetica delle antiche varietà olivicole permettendo, così di valorizzarle attraverso marchi e nuovi prodotti, contribuendo così alla crescita del comparto turistico enogastronomico del futuro.
Sono state effettuate delle potature di ringiovanimento sugli ulivi, alcuni dei quali sono stati innestati, l’uliveto è stato rinfittito con piantine di svariate cultivar e sono stati ripristinati i muretti a secco perimetrali.
IL MURO A SECCO
Il muro a secco è un particolare tipo di muro costruito con blocchi di pietra opportunamente disposti e assemblati, senza uso di leganti o malte di alcun genere. Il muro a secco è stato il primo esempio di manufatto umano ed è presente in tutte le culture del pianeta e rappresenta il primo tentativo di modificare l’ambiente per ricavarne un qualsiasi uso; sia che sia per costruire un riparo che per delimitare un luogo. Le mura delle città più antiche, dai greci ai romani e ai celti, furono costruite con blocchi enormi incastrati a secco, come pure le piramidi a gradoni dell’America Latina.
LE TIPOLOGIE
Il muro a secco può essere sostanzialmente di due tipologie:
- muro costruito con pietre grezze del posto selezionate di varia forma e dimensione,
- muro costruito con pietre semilavorate o lavorate di dimensioni notevoli anche di provenienza diversa dal luogo di costruzione.
LA TECNICA COSTRUTTIVA
La costruzione del muro comporta solitamente un approntamento della base su cui verrà costruito, anche mediante una traccia scavata, cercando di raggiungere lo strato più solido e compatto perché da esso dipende la solidità del muro stesso. Nel muro con pietre grezze si pongono le stesse in modo da farne coincidere il più possibile i contorni correggendone il profilo eventualmente con pietre più piccole e riempiendone i vuoti tra l’una e l’altra. Dalla precisione di questa operazione, che crea un vero e proprio mosaico o puzzle, dipenderà la durata e la solidità del muro stesso.
Questo tipo di muro a secco caratterizza il paesaggio pugliese innanzitutto per le delimitazioni delle proprietà e per evitare che gli animali al pascolo possano sconfinare, ma grande importanza riveste inoltre nella prevenzione del propagarsi degli incendi tra terreni confinanti, impedendo al fuoco di terra di diffondersi in altri seminativi o boschi. Sono un importante manufatto che racchiude al suo interno la nostra storia e le nostre tradizioni e pertanto non va dimenticato, ma protetto e riportato al suo antico splendore.
L’EROSIONE GENETICA
Consiste nella perdita di diversità genetica naturale, dovuta alla distruzione dei territori come le foreste tropicali pluviali e all’industrializzazione delle pratiche agricole. Proprio queste hanno portato all’utilizzo di un numero estremamente limitato di varietà vegetali con conseguente perdita della gran parte delle varietà genetiche caratteristiche delle varie situazioni geografiche portando così all’uso quasi esclusivo delle varietà ad alto rendimento, e tutte le altre, coltivate da millenni, sono state abbandonate e si sono quasi estinte. L’estinzione di tutte queste varietà naturali ha un impatto negativo non soltanto da un punto di vista naturalistico ma anche da quello applicativo. L’utilizzo di cultivar ad alto rendimento con la conseguente uniformità genetica introdotta in agricoltura ha però reso tutte le coltivazioni vulnerabili agli stessi agenti.
In alcune parti del mondo, quelle meno industrializzate, vengono ancora coltivate le varietà vegetali indigene; queste sacche di agricoltura tradizionale servono da reservoir per i numerosi diversi geni presenti nei ceppi selvatici. La riscoperta e la protezione di questi ceppi è diventata essenziale al giorno d’oggi: il loro vigore e la loro diversità genetica sono garanzia del nostro futuro approvvigionamento alimentare e ci permettono di continuare ad avere a disposizione caratteristiche genetiche che potrebbero rendersi necessarie in futuro.
IL GERMOPLASMA
Il germoplasma è il materiale ereditario trasmesso alla generazione successiva mediante le cellule germinali in grado di permettere di preservare in modo diretto la biodiversità a livello genetico e di specie. Esso inoltre rappresenta una risorsa genetica e contribuisce in maniera indiretta all’incremento della biodiversità.
Il mantenimento del germoplasma avviene in vivo:
- nel terreno ed il materiale è adeguatamente protetto da infezioni batteriche, virotiche, funginee;
- in vitro sterilmente, in locali idonei (le cosiddette banche del germoplasma).
Alcuni germoplasmi sono economicamente ininfluenti ma tecnicamente importantissimi; questi permettono di conoscere piante non più coltivate da secoli, per esempio diverse varietà di grano oppure , come nel nostro caso, delle cultivar di olivo.
Le banche del germoplasma e i parchi naturalistici concorrono alla Strategia nazionale per la biodiversità richiesta dalla Convenzione sulla diversità biologica, proteggono e mantengono elevata la biodiversità di una data specie, studiano e migliorano le sementi destinate allo sviluppo agricolo, analizzano parassiti e malattie, raccolgono e conservano i semi delle specie endemiche rare o a rischio di estinzione, andando a costituire le riserve per reintrodurre negli habitat originali le varietà che vanno scomparendo per cause naturali o in seguito all’intervento umano.
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