L’inno al progresso della fiera enologica di Bari
Inno della fiera enologica
Poesia e musica di Giovanni Tauro Bari
21 marzo 1886
AVANTI!
Al secol che corre Fratelli, inneggiamo Che scruta e discorre di vita-d’amor.Fantastiche fole Ei danna e distrugge Il mistico fugge!…. La vita riman.Dagli atomi eterni Cammina, cammina! Flagella e ruina L’ostacolo, e va….. Avanti!..è la legge |
La lotta che Italia Già inizia su’ mari, È lotta che ha pari La scienza del dì.La scienza che addita La meta sublime E l’uomo redime Dal duro servir.E viva la mostra Dell’oggi, che para La nobile gara Di stabil lavor! È il moto odierno
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L’Inno della fiera enologica del compositore pugliese Giovanni Tauro (1831-1910)¹ sa più di storia che di vino, ha più il sapore della cultura positivistica del secondo Ottocento che di quella vitivinicola coeva.
Secondo il positivismo la conoscenza umana può ritenere reale solo il dato, il positum, poiché il dato si può misurare. Irreale è quindi tutto ciò che concerne l’anima, lo spirito, il divino: di eterno ci son solo gli atomi. Questa eternità della materia non è statica, poiché muove il divenire dell’essere (“l’essere alterna”) verso il meglio (“perfetto più su”), grazie al progresso costante e irreversibile della conoscenza umana.
Infatti è la scienza che muove la storia e “addita la meta sublime”, è la scienza che emancipa l’uomo e lo “redime dal duro servir”, tanto che di fronte ad essa “il mistico fugge”, in una parabola che vedrà, secondo la profezia finora smentita di Comte, filosofo e sociologo francese, la fine della metafisica e della religione. Ugualmente smentita sarà l’altra ottimistica fiducia nel nascente colonialismo italiano, in quella “lotta che Italia inizia su’ mari”.
Siamo nel marzo 1886, da un anno un primo corpo di spedizione italiana ha occupato Massaua e alla fiera enologica di Bari² il mondo appare nuovo, “novel”, tanto che il sapor del Falerno³ congiunge idealmente l’enologia dell’impero romano e l’espansionismo del regno post-unitario.
La fiera enologica del 1886 tenutasi a Bari in piazza Cavour, in una foto di Enrico Bambocci (1857-1932).
Sullo sfondo il palazzo della Camera di Commercio.
- Compositore di Castellana (BA), formatosi presso il Conservatorio di Napoli. Per la sua attività di patriota e cospiratore fu rinchiuso dai Borboni nel carcere napoletano di Santa Maria Apparente. La sua opera più importante, rimasta inedita, è l’Arrigo II d’Inghilterra, una tragedia lirica in quattro atti.
- La prima fiera enologica di Bari del 25 febbraio 1886 fu una esposizione vinicola che si svolse nel mercato chiamato “Fìirre Fuse”, in Corso Cavour proprio dove oggi si trova la Banca d’Italia a poca distanza dal Teatro Petruzzelli. L’evento attirò professionisti del settore anche dall’estero, riscuotendo un tale successo che nel 1900 venne replicata in modo più ampio inserendo nel programma spettacoli e partite di calcio.
- Il Falerno era un vino campano le cui qualità sono state decantate da Orazio e da altri autori classici latini. Scrive Vitagliano (1985) “Per la sua ricchezza in alcol ed in tannino, il Falerno acquisiva le sue caratteristiche di pregio dopo prolungato invecchiamento. Plinio (Nat. Hist., XIII, 1) scriveva che il Falerno, né giovane né troppo vecchio, è utilissimo al corpo; il suo decadimento cominciava verso il quindicesimo anno. Per Ateneo, grammatico del II secolo, era ottimo tra i 10 e 15-20 anni; Cicerone però lo preferiva né troppo giovane né troppo vecchio, poiché l’eccessiva vecchiezza nulla aggiungeva alla soavità”.
La Fiera del Levante. 1 Le fiere antiche di Bari. U Corrìire de Bbàre. Settembre 2009, pp. 1-2
https://goo.gl/kgrWDc
Mattei, Lorenzo. Operisti di Puglia. Dall’ottocento ai giorni nostri. Bari, Ed. dal Sud, 2010. pp. 309
https://goo.gl/Gfq6Ar
Vitagliano, Michele. Storia del vino in Puglia. Bari, Editori Laterza, 1985. pp. 423